SAVELLETRI DI FASANO
Savelletri di Fasano è un territorio autentico e genuino: un luogo di ospitalità, di storia e tradizioni culturali. Questa è la location ideale per accogliere l’evento; assicura la possibilità di scoprire pugliese con le sue straordinarie strade bianche, confermando e rilanciando l’immagine di una Regione bella ed ospitale anche fuori dai confini, dando un forte impulso alla stagionalità turismo adeguato e lo sviluppo di un’economia sostenibile, contribuendo ad arricchire il sistema di offrire e creare nuove motivazioni di viaggio.
POLIGNANO A MARE
Polignano a Mare dista solo 23 chilometri da Sevelletri, sorge sul litorale orientale della Puglia e con il suo clima mite è una delle località pugliesi più visitate ed apprezzate in tutto il mondo.
La caratteristica principale di questo luogo, infatti, è la sua posizione: il centro storico sorge su uno sperone roccioso a strapiombo sul mare Adriatico. La sua ricchezza risiede nel turismo legato alle attività marine e all’agricoltura, non a caso infatti la FEE (Foundation for Environmental Education) ha conferito a Polignano a Mare la Bandiera Blu dal 2008.
La storia Già dal Neolitico si hanno tracce della presenza umana in questo territorio, secondo alcuni studi archeologici, si può individuare nell’antica città greca di Neapolis, che costituiva una delle due colonie fondate da Dionigi II di Siracusa nel IV secolo a.C. Altri studi confermano la nascita di un vero e proprio scalo portuale, ciò portò le popolazioni dei villaggi circostanti, durante il II millennio a.C. a spostarsi dove oggi sorge il centro storico di Polignano.
Durante il Medioevo, nel VI secolo, Polignano fu sotto la giurisdizione dell’impero Bizantino di cui fu adottata la religione Ortodossa. Vennero poi i Normanni, che dominarono fino al 1194, il prestigio del paese crebbe, grazie anche all’opera dei Benedettini, presenti con due monasteri. Grazie alla dominazione angioina i rapporti commerciali crebbero diventarono sempre più fiorenti con altri centri costieri e molti uomini d’affari e mercanti, anche veneziani, elessero Polignano a loro dimora.
Nel XVI secolo in seguito all’assedio di Monopoli anche Polignano rientrerà sotto il dominio veneziano per vent’anni. Difatti ancora oggi nel centro storico è possibile ammirare il palazzo del Doge, ove risiedeva il governatore veneziano.
Nel 1530 Polignano viene ceduta da Venezia a Carlo V imperatore di Spagna. Durante il dominio aragonese, le attività commerciali si svilupparono sotto il controllo di espertissimi mercanti veneziani. Furono erette opere di difesa del paese, ad iniziare dalla costa. Ciò nonostante, Polignano non può essere annoverata tra i più importanti porti rinascimentali, a causa della sua ubicazione a strapiombo sul mare che le impedì di dotarsi di un porto efficiente – ecco così spiegata la vocazione per lo più agricola della città dedita, ieri come oggi, ai commerci con l’entroterra.
Il 5 agosto 1862 con un documento ufficiale la città venne autorizzata ad assumere la denominazione “Polignano a Mare”.
Il paese divenne luogo di visita da parte dei reali: nel 1797, re Ferdinando I delle Due Sicilie, accompagnato da sua moglie e da suo figlio, vi si fermò durante il viaggio per Lecce e, dopo 10 anni anche il re Giuseppe Bonaparte vi fu ricevuto con grandi feste.
Successivamente, abolita la feudalità, Gioacchino Murat volle visitare il Regno di Napoli, compresa Polignano, per potenziarne le capacità militari.
Cosa Visitare Oggigiorno Polignano è conosciuta per i suoi spettacolari paesaggi naturali, le sue grotte marine e, storicamente importanti, sono il centro storico e i resti della dominazione romana.
Tra le sue bellezze naturali bisogna citare Cala Paura, composta da due insenature e un molo da attracco per piccole imbarcazioni tradizionali. Si può passeggiare sui ciottoli levigati, stendersi sul molo o tuffarsi dalla scogliera nelle acque trasparenti da cui si intravede il fondale roccioso.
Lama Monachile è un’altra delle perle di questa meravigliosa città, (chiamata anche Cala Porto) incuneata tra due alte pareti rocciose, la sua incantevole spiaggetta, sfoggia la Bandiera Blu e 4 Vele di Legambiente.
A pochi passi dal centro storico di Polignano a Mare si dipana lo scenario più famoso e fotografato della costa barese. L’acqua cristallina accarezza i ciottoli bianchi e levigati della caletta mentre tutto intorno si dispiega una scenografia da sogno: le grotte marine, la scogliera alta e frastagliata e le casine del borgo antico a picco sul mare.
La spiaggia prende il nome dal ponte di epoca romana, tutt’ora percorribile, che attraversa Lama Monachile e che incontra il tracciato dell’antica via Traiana che regala scorci da cartolina.
Ma Polignano è anche attualità, da diversi anni da spazio a Red Bull Cliff Diving World Series, la competizione, tra le più estreme ed emozionanti del mondo, nei suoi 14 anni di vita è passata da queste parti per ben 9 volte, rendendo così la cittadina pugliese la casa europea della disciplina.
Durante la visita in questa località non può mancare una visita da Pescaria, il primo fast food di pesce in Italia, idea proprio nata a Polignano che pian piano ha conquistato l’Italia intera.
FUN FACT: Polignano a Mare è la città natale del cantautore vincitore del Festival di Sanremo, Domenico Modugno, divenuto celebre con la sua “Nel blu dipinto di blu”.
MONOPOLI
Monopoli (dal greco monos e polis) significa città unica e sicuramente mantiene ancora oggi fede al suo nome. La città, infatti, conserva intatto il fascino che le deriva dalla sua storia e dalle sue tradizioni.
La città si sviluppa lungo 15 km di costa bassa e frastagliata, con numerose calette dai suggestivi nomi e lunghi lidi sabbiosi che rappresentano un sicuro approdo per villeggianti e turisti per le proprie vacanze.
La storia: Dalle scoperte fatte è stata accertata la presenza umana nel territorio dall’età Paleolitica come testimoniano reperti ritrovati nella Grotta delle Mura nei pressi di Cala Porto Rosso.
Dal VII sec. con la dominazione longobarda e a partire dal 663, con quella bizantina, inizia l’ascesa di Monopoli che diviene importante emporium e sede di fiorenti commerci marittimi.
È dal 1049 l’inizio della dominazione normanna. Intensificati i rapporti commerciali con Genova, Venezia ed Amalfi, avviate importanti opere difensive, insabbiatol’antico porto e costruito uno più grande, la città acquistò una grande importanza tra i porti dell’Adriatico. Gli Svevi e Federico II subentrarono ai Normanni dal 1220 al 1248. Monopoli conserverà il titolo di città demaniale anche sotto la dinastia angioina e aragonese. A partire dal 1495 Monopoli venne conquistata dai Veneziani che lasciarono numerose impronte nel campo della cultura e del commercio. Ma gli spagnoli, lungi dall’essere domati, si riaffacciarono spesso sulla città e, in seguito ad alterne vicende, la conquisteranno definitivamente nel 1530 anno in cui Monopoli fu venduta da Carlo V, a titolo di baronia, a Pietro Faraone di Messina.
È del 18 aprile di quello stesso anno l’evento glorioso del riscatto quando i cittadini, facendo a gara, pagarono con anelli, ori e collane al fine di conservare alla città il titolo di città demaniale non asservita ad alcuna nobiltà. Con gli spagnoli, intanto, la città fu fortificata con mura dicinta. È di questo secolo la costruzione del Castello di Carlo V. Il periodo del malgoverno spagnolo, noto dalle pagine di storia, riguardò anche Monopoli.
Nel 1713 subentrò la dominazione austriaca che duro&grave fino al 1734 quando i Borboni conquistarono il Regno di Napoli.
Il 16 febbraio 1796, con un decreto del Re di Napoli fu approvata la costruzione della nuova città extra moenia, secondo canoni murattiani.
Agli inizi del sec. XIX fu occupata dai Francesi. Dal punto di vista culturale grave da segnalare la presenza del circolo letterario che prese il nome di Accademia dei Venturieri, rite-nuta una colonia di Arcadia. Tornati i Borboni fino all’unità d’Italia, la città aderì al Piemonte con voto plebiscitario.
Monopoli nel 1972 ricevette il titolo di Citta&grave e la Medaglia d’argento al merito civile per il salvataggio recato dai cittadini ai naufraghi della nave greca “Heleanna” al largo delle coste adriatiche.
Cosa visitare: Un giro turistico nel centro storico di Monopoli non può che cominciare dal Porto Vecchio, qui si può ammirare un incantevole paesaggio da cartolina, con le graziose barche blu, tipiche dei pescatori, che contribuiscono ad addolcirne la vista.
Sul suo lungomare si affacciavano importanti fortificazioni costiere, tra cui anche il castello Carlo V di Monopoli. Stagliato sul mare con tutta la sua imponenza, in passato ha rappresentato la sede della più alta autorità militare della città, mentre oggi è un luogo di cultura e tradizione; ogni estate si susseguono rassegne letterarie e il famoso PhEST, il festival fotografico diffuso.
La prima spiaggia in cui ci si imbatte a sud di Monopoli, appena fuori dalle mura, è Cala porta vecchia. Qui si trova un fondale basso e sabbioso, ideale per i nuotatori meno esperti. È molto facile da raggiungere a piedi con una passeggiata dalla città, motivo che la rende spesso affollata. La spiaggia è sovrastata da un’ampia ringhiera dalla quale affacciarsi e lasciarsi incantare dal blu che raggiunge l’orizzonte.
Proseguendo sempre verso sud, si arriva a Cala tre buchi. È composta da una serie spiaggette molto piccole, incastonate tra le rocce. Un luogo ideale per godersi la pace e il relax!
Per i più temerari e per chi adora fare un bagno rigenerante in acqua fredda, meta consigliatissima è la spiaggetta di Porto Ghiacciolo. Dal fondale basso e dall’ acqua limpida e verde, offre una location molto suggestiva poiché si trova ai piedi dell’antica abazia di Santo Stefano. La spiaggia è inoltre fornita di un bar, di un servizio di noleggio sdraio e di un grande parcheggio nelle vicinanze.
Altra nota località balneare è la frazione di Capitolo, a pochi chilometri dal centro urbano di Monopoli. La spiaggia bianca e pulita si estende per diversi km e si presta a lunghe e rilassanti passeggiate costeggiando il litorale.
ALBEROBELLO
Alberobello può essere denominata anche come la capitale dei trulli, straordinarie testimonianze di edilizia in pietra a secco a lastre dal tetto a forma conica o piramidale, con una distesa di oltre 1.500 trulli che dal 1996 sono entrati di diritto nella World Heritage List dell’UNESCO.
Il nome Alberobello derivasse da Silva alboris belli, con il significato di “bosco dell’albero della guerra” e tale derivazione, priva di riscontro documentale, è stata a lungo fatta propria dagli storici successivi. Studi posteriori sottolineano tuttavia che il primo toponimo con il quale la località era conosciuta fu Silva Alborelli: così risulta dal più antico documento a conoscenza degli studiosi.
La storia: La storia di Alberobello non è così antica come si potrebbe pensare. La cittadina così come la possiamo ammirare oggi nacque sul finire del XIV secolo per volontà dei Conti di Conversano, proprietari terrieri che affidarono la gestione del territorio ad alcuni contadini. La legge del Regno di Napoli prevedeva il pagamento di un tributo per ogni nuovo villaggio edificato e, secondo alcuni studi, i trulli sono il risultato di uno stratagemma architettato per non pagare quelle tasse.
L’aspetto di queste costruzioni doveva essere volutamente precario per dare l’idea di edifici facilmente demolibili nel caso di un’ispezione. Dopo un primo insediamento di circa 40 trulli, nel 1620 ci fu una importante espansione. Solo nel 1797 Alberobello fu liberata da ogni richiesta tributaria e dalla servitù feudale dei Conti su decisione Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli. Ma la tradizione dei trulli non si è mai interrotta.
Cosa visitare: Partiamo dal Trullo Sovrano, situato nella parte settentrionale della città: è l’unico trullo a due piani del paese ed è allestito con mobilio originale dei primi del Novecento.
Rione Monti, il quartiere più esteso e famoso di Alberobello vanta circa 1.000 trulli. Da vedere assolutamente sono i Trulli Siamesi, due coni fusi centralmente che, secondo la leggenda, simboleggiano la storia di amore e odio che travolse due fratelli.
Citiamo anche Rione Aia piccola, il quartiere più piccolo del centro storico di Alberobello. Qui si trovano circa 400 trulli ad uso residenziale.
Casa Pezzolla, è un complesso di 15 coni comunicanti tra loro che ospita il Museo del Territorio, può essere visitato gratuitamente. Imperdibile anche Casa D’Amore, una casa storica del 1797, primo edificio costruito dopo che Alberobello fu liberata da ogni richiesta tributaria dal re di Napoli.
Il Belvedere Santa Lucia, infine, è il punto di osservazione più suggestivo della città. Visitarlo al tramonto è un’esperienza imperdibile.
Si consiglia fermamente di perdersi tra i suoi trulli ed i suoi incantevoli negozi, vi sembrerà di trovarvi all’interno di una fiaba.
OSTUNI
«Ostuni è la città panoramica per eccellenza, ogni casa è un belvedere, ogni trattoria è della Bellavista, ad ogni finestra v’è un poeta che guarda nella pianura sottostante gli ulivi che cangian colore a tutti i venti […] A Ostuni le case sono bianche, di latte e calce, sono bianche fino a far male agli occhi, sono candidi i muri, le finestre, le porte, le scale, tutto è inverosimilmente bianco. […] A Ostuni si va per capire cosa vuol dire stare al riparo dal sole […] per non desiderare più romanzi, per non pensare più a viaggi lontani, qui c’è il fascino di tutte le città dei mari del Sud, qui c’è l’equatore a portata di mano.»
(Ettore Della Giovanna)
“La città bianca”, si scorge da lontano e si riconosce su tutte, Ostuni è un colpo d’occhio unico nel suo genere, le sue origini sono antichissime.
La storia Fonti storiografiche accertano, infatti, la presenza dell’uomo sin dall’epoca neandethaliana. Pare che fosse proprio l’abbondante presenza di grotte a costituire l’habitat ideale per la presenza dell’uomo primitivo. Bisogna attendere sino al 1000 a.C per parlare del primo insediamento cittadino, attribuito ai Messapi e distrutto successivamente dalla furia di Annibale. Nel frattempo, Ostuni è stata ricostruita ma è passata di dominazione in dominazione con i Longobardi, i Saraceni, i Mori, gli Svevi e i Normanni, i quali hanno tracciato i confini esatti del territorio.
Tuttavia, è nell’epoca rinascimentale, in seguito all’annessione al ducato di Bari, che Ostuni conosce il suo massimo splendore nonché la sua massima espansione urbanistica. L’idillio termina nel XVII secolo, periodo in cui Ostuni è venduta alla famiglia Zevallos che tenta di instaurare un vero e proprio regime feudale. Sono anni bui per la città, piegata anche dal dilagare della peste.
Sono stati i Borboni a riportare alla luce Ostuni e a contribuire alla sua ulteriore espansione in direzione dei colli di Cappuccini, Sant’Antonio e Casale. È in questo periodo che il centro della città passa da Piazza del Moro all’odierna Piazza della Libertà. Dopo secoli di dominazioni straniere, Ostuni ottiene la libertà nel 1799, attestandosi come città libera e repubblicana. 61 anni dopo sarà la prima città pugliese ad alzare il tricolore.
Cosa visitare Per visitare al meglio la città vale la pena di gustarsi una passeggiata a ritmo lento per scorgere ogni dettaglio di questo incantevole luogo. Il piccolo borgo ha mantenuto infatti la sua forma medievale e sarà un piacere perdersene nei suoi particolari.
Da ammirare è la suggestiva Cattedrale gotica, costruita nella seconda metà del ‘400 in “pietra docile” su commissione di due sovrani del Regno di Napoli, rispettivamente Ferdinando d’Aragona e Alfonso II.
Una sosta all’Osteria del Tempo Perso è il modo migliore per concludere la visita in questa località pugliese, attraverso le loro pietanze poterete scoprire un’altra roccaforte della cultura pugliese: il cibo.